Cari amici,
in questo giro vi portiamo a conoscere uno dei paesi più belli e mistici del continente sudamericano: il Perù.
Sicuramente molti tra noi identificano il Perù con uno dei siti archeologici più famosi del mondo, ovvero il Machu Picchu, ma forse non tutti sanno che dopo il Brasile il Perù è la nazione sudamericana che ha la maggiore estensione di foresta amazzonica, seguito dalla Colombia, in queste percentuali: Brasile 60%, Perù 13%, Colombia 10%, mentre porzioni molto più ridotte della foresta sono in Venezuela, Ecuador, Bolivia, Guyana, Suriname.
E se il 13% di foresta vi sembra poco… beh, calcolate che è una estensione pari a 715.000 km², ovvero più di 2 volte quella dell’Italia, che è di 301.338 km²!
In questo viaggio, per questioni di tempo, abbiamo limitato la nostra visita alle seguenti città/siti:
- Lima (la capitale, inclusa visita al sito archeologico preincaico di Huaca Pucclana e al Museo privato Larco)
- Distretto di Asia (tutti al mare!)
- Distretto di Pachacamac (sito archeologico e santuario)
- Cusco e Saqsaywamán
- Machu Picchu, una delle 7 meraviglie del mondo moderno* insieme alla Grande Muraglia Cinese, Petra in Giordania, Il Colosseo a Roma, Chicen Itza in Messico, il Taj Mahal in India e il Cristo Redentore a Rio de Janeiro
- Tambopata, Madre de Dios – foresta Amazzonica del Perù.
Al prossimo viaggio in Perù andremo quindi a visitare Nazca ed il lago Titicaca, che in questo giro non siamo riusciti ad integrare.
*Se volete sapere quali erano le 7 meraviglie del mondo antico le trovate al fondo dell’articolo, al PUNTO 1.
Plaza Mayor
Iniziamo il nostro viaggio da un punto centrale della vita cittadina: la Plaza Mayor di Lima o Plaza de Armas è la piazza più importante della capitale, ed è appunto situata nel cuore del centro storico.
Su Plaza Mayor si affacciano la Cattedrale di Lima, il Palazzo Comunale, il Palazzo del Governo, il Palazzo dell’Unione e il Palazzo Arcivescovile.
Il nome Plaza Mayor fu il primo nome della piazza di Lima e risale all’epoca coloniale, quando Francisco Pizarro fondò la città (1535), e la Plaza Mayor divenne nel periodo coloniale il fulcro cittadino dove si svolgevano le più importanti cerimonie religiose o laiche. La piazza, come anche la piazza principale di Cusco, a seguito dell’indipendenza mutò il nome in Plaza de Armas ed è ancora oggi luogo di ritrovo per i cittadini, oltre che ovviamente tappa obbligata per i turisti, e qui si svolgono ancora oggi eventi di massa che attirano un gran numero di persone.
Ma volete sapere qual’era la principale attrazione della piazza per i primi 40 anni e passa? Il patibolo, installato nel centro, che fu poi sostituito da una fontana per ordine del viceré Diego Lòpez de Zuniga y Velasco prima (colui che fece spostare il patibolo in altra sede), e del viceré Francisco de Toledo (che fece costruire la fontana).
La basilica di San Francesco
E siccome siamo devoti al Santo Patrono d’Italia, anche qui che siamo distanti da casa 10.519,17 km, non potevamo mancare di far visita alla sua basilica!
La basilica è in stile barocco, e come molte altre chiese con altari ricchissimi e di grande impatto; mi ha colpito molto questo che vedete sotto, dedicato alla Madonna con il Bambin Gesù.
In Perù molti sono devoti alla “Nostra Signora del Miracolo“, la Madonna che nel 1630 fu in grado di proteggere la città di Lima da una fortissima scossa di terremoto, e per questo venerata ancora oggi, ogni anno nel medesimo giorno, il 27 novembre.
Nella Basilica, tra i tanti passaggi degni di menzione, c’è sicuramente la biblioteca dove sono custoditi circa 25.000 libri antichi, alcuni di epoca precoloniale, ma probabilmente il più noto (almeno per noi turisti) è il primo dizionario spagnolo del mondo, opera della Royal Spanish Academy.
Il refettorio
E veniamo a qualche aneddoto interessante:
all’interno del refettorio della basilica di San Francesco è presente anche una rappresentazione dell’Ultima Cena, che ovviamente è stata dipinta in base a quelle che erano le usanze e le pietanze locali, oltre ad avere altre singolarità.
Riporto qui sotto l’Ultima Cena opera di Leonardo da Vinci (per chi non lo sapesse, si trova nel refettorio adiacente la chiesa di S.Maria delle Grazie, a Milano) e quella di Diego de la Puente che è esposta nel refettorio della basilica di S.Francesco d’Assisi a Lima:
quali sono le maggiori differenze che notate? Provate a individuarle!
Se vi sembra più facile, leggete sotto, e poi osservate l’immagine seguente, modificata per evidenziare alcune particolarità:
premetto che queste sono delle mie considerazioni personali, non sono uno studioso d’arte e tantomeno un critico esperto, ma mi definirei un ammirato “spettatore” delle opere d’arte in generale.
Quindi, per come la vedo io: anzitutto quest’opera di Diego de la Puente è più “ricca”, anche troppo considerando l’epoca e il contesto che dovrebbe rappresentare;
Leonardo si concentra maggiormente sul momento immediatamente successivo all’annuncio di Gesù: “In verità, vi dico: uno di voi mi tradirà” e sui conseguenti stati d’animo degli Apostoli, che mostrano stupore, incredulità, dolore, rendendo appieno la drammaticità del momento;
mentre de la Puente, seguendo quelle che erano le indicazioni dell’epoca, volte ad “evangelizzare” le popolazioni locali, pone il Cristo in un contesto “moderno”, attualizzato, dove gli astanti non dividono solo pane ma anche “cuy chactado”, porcellino d’India fritto (eh sì…) servito con verdure e mais, condito con “rocoto” (peperoncino piccante), e i servitori sono bambini, che rappresentano l’innocenza; e c’è anche un cane, a rappresentare la fedeltà all’uomo… e scorgete Giuda Iscariota? Chi ha dietro di sé, che sembra gli stia sussurrando qualcosa all’orecchio?… vedrete apparire l’inquietante volto del diavolo in persona!
Impressione mia: a parte San Paolo, mi sembra che gli Apostoli siano un po’ “distratti”, ognuno preso da pensieri e azioni proprie, qualcuno quasi sul punto di addormentarsi… ma ovviamente da buon italiano, io sono di parte!
Sotto: tetto in stile moresco
Le catacombe della Basilica di San Francesco
Una menzione particolare meritano le catacombe, che ai tempi coloniali hanno ospitato fino a 25.000 corpi, e una delle particolarità principali è questo pozzo, al cui interno sono stati disposti in forma concentrica femori e teschi, e che probabilmente (ma è una mia supposizione) rappresentano una sorta di “amuleto”, un po’ come i teschi del cimitero delle Fontanelle a Napoli – che ricordiamo è una città che fu governata anche dagli spagnoli – e che a mio avviso va di pari passo con il fatto che il pozzo pare abbia una funzione antisismica, capace di assorbire le onde d’urto.
Si narra anche che esistessero passaggi segreti che collegavano la cripta al Tribunale della Santa Inquisizione Spagnola…
Asia, Lima
E dopo la cultura, concediamoci un’escursione al mare, nel distretto di Asia, per fare un bagno nell’Oceano Pacifico e bere un tipico pisco peruviano!
Lima, essendo una città affacciata sul mare, ha chiaramente le sue spiagge come quelle della rinomata Costa Verde; ma se volete godere di una vera oasi di pace e tranquillità e di spiagge molto meno frequentate ma ben organizzate, dovete recarvi al sud di Lima:
a circa 1 ora e 1/2 di viaggio troverete le spiagge del distretto di Asia, con l’omonima Isla Asia al largo della costa.
Ricordatevi sempre che – in qualsiasi spiaggia deciderete di recarvi a queste latitudini – qui siamo di poco sotto l’equatore, ergo dovrete sempre rifornirvi di abbondante crema solare, perché qui i raggi solari non arrivano obliqui ma praticamente perpendicolari e quindi l’irradiazione risulta molto più diretta. E non fatevi ingannare dalle nuvole!
Per gli amanti dello shopping, fare un salto al centro commerciale Boulevard de Asia vi potrà riconciliare con la vostra voglia irrefrenabile del contact-less…
Qui tutto deve essere all’insegna del relax, con bellissimi panorami, per cui lascerò parlare le immagini:
Dopo questa escursione al mare, rientriamo nella capitale Lima:
A night at Country Club Lima
Un pranzo, una cena o anche solo una pausa per un Hemingway daiquiri presso il bar di questo Country Club sono un’altra tappa obbligata: durante il periodo che trascorse in Perù, Hemingway era solito frequentare il Bar Inglés nel Country Club Lima Hotel, che è anche famoso per servire il miglior Pisco Sour a Lima.
Penso che ci siano ormai pochi posti nel mondo che non siano solo iconici, ma che abbiano anche conservato un’atmosfera retrò genuina; ed in effetti, entrando qui sembra di fare un tuffo nel passato, ritornando nel secolo scorso a cavallo tra gli anni ’20-’30.
Inoltre, il personale vi assisterà in modo discreto ma al tempo stesso premuroso, che poi è una caratteristica comune in Perù: in nessun’altro posto al momento sentirete chiamarvi con l’appellativo di “Caballero” o “Señorita” indipendentemente dalla vostra età e condizione sociale.
Mercado Inca de Petit Thouars a Miraflores, Lima
Scordatevi il tipo di mercato in stile europeo, ordinato in un certo modo, e pensate ad una sistemazione più “naif” con molti negozi che, spesso, vendono gli stessi articoli. Molti venditori offrono prodotti di abbigliamento simili, souvenir a prezzi più o meno abbordabili – e se volete farne scorta da distribuire ad amici e parenti al rientro nel vostro paese di origine fate attenzione a due cose: il prezzo, che può essere più basso in negozi specializzati “esterni” al mercato; e l’originalità della lavorazione artigianale o locale di molti prodotti, fate attenzione ai prodotti “peruviani” made in China. Fatto tesoro di ciò, qui sono in vendita quadri e prodotti made in Perù veramente bellissimi.
E veniamo ad un esempio visuale di una porzione “normale” di un piatto peruviano: a pranzo al Club de Regatas, Lima
Il piatto che vedete sopra è una specie di “all-in-one“, se così si può definire:
al centro la pasta, fettuccine all’Alfredo, gettonatissimo anche negli USA e spacciato come specialità italiana – da noi non lo trovate nel menù di nessun ristorante, se non di quelli che servono turisti americani, ad es. a Roma; a destra, spezzatino di carne con funghi; a sinistra, gamberi del Pacifico in salsa piccante. Piatto unico che può tranquillamente sostituire i 3 pasti principali del giorno, dalla colazione alla cena…
Dopo una dieta ipercalorica, cosa c’è di meglio per smaltire che passare una giornata sotto un sole torrido, visitando un sito archeologico all’aria aperta?
Huaca Pucllana – Lima
Huaca Pucllana è un sito archeologico di Lima, nel quartiere Miraflores, costituito da una grande piramide risalente al 400-700 d.C., e che in origine occupava uno spazio di ben 40 ettari, di cui ad oggi disseppelliti solo 6. Quando era completamente ricoperta di terra, veniva utilizzata per praticarci il motocross.
Huaca Pucllana – dalla lingua Quechua Wak’a – era un santuario costruito su sette piattaforme sovrapposte. Fu un importante centro cerimoniale e amministrativo, “comandato” da una élite di sacerdoti, che detenevano il potere controllando il bene più prezioso dell’epoca (e forse anche di oggi): l’acqua.
In uno dei 7 livelli c’erano panchine e pozzi profondi in cui si svolgevano offerte di pesci al fine di ottenere il favore degli dei. Di particolare nota sono i resti del “Señor de los Unkus“, che fu scoperto completamente intatto. Questa tomba contiene tre sudari separati, contenenti i resti di tre adulti – due dei quali hanno maschere – e quelli di un bambino sacrificato.
Museo Larco, Lima
il Museo Larco prende il nome da colui che fu il suo proprietario, Rafael Larco Hoyle, trattandosi infatti di un museo privato; cosa peraltro niente affatto inusuale qua in Perù è possedere quantitativi anche importanti di reperti archeologici in case private, dato che fino al secolo scorso era possibile acquistare questi reperti in maniera del tutto regolare.
Ci è capitato personalmente di visitare una casa privata, nella quale erano conservate ed esposte delle bellissime statue ed un numero impressionante di vasi disposti ad occupare due pareti di una stanza.
Il Museo Larco fu fondato nel 1926, acquisendo proprio varie collezioni private, e possiede moltissimi oggetti di arte precolombiana. E’ situato nel distretto di Pueblo Libre a Lima, e si trova all’interno di un bellissimo edificio di epoca coloniale, costruito sopra una piramide del VII secolo – anche questo era consentito, a quanto pare.
Qui c’è la più vasta collezione di arte erotica al mondo, La Galería de Arte Erótico, (avendolo visitato il museo con i bambini non era consentito l’ingresso a questa sezione) mentre La Galería de Oro y Joyas espone la più vasta collezione di manufatti d’oro e d’argento del Perù precolombiano, con bellissime collane, orecchini, corone, bracciali, maschere, etc., mentre La Galería de las Culturas è forse quella meno “stuzzicante” contenendo oggetti in pietra o ceramica delle varie culture precolombiane.
Santuario di Pachacamác
Il Santuario di Pachacamác era un enorme centro cerimoniale di epoca precoloniale, all’interno del quale si trovavano piazze, palazzi, e tre templi: il Tempio Vecchio, il Tempio Dipinto e il Tempio del Sole, costruiti in epoche successive dal 900 a.C. fino al 1534 ca.
il significato di Pacha (mondo) e camác (dare la vita) in lingua quechua è, appunto, colui che dà vita al mondo e indica lo spirito, un dio che “fecondava” la Terra, la pachamama, rendendola fertile.
Si trova a 40 km. a sud di Lima, e la sua particolarità è che ha una vista stupenda sull’Oceano Pacifico.
Cosa successe, quindi, nel 1534 che pose fine ad una storia che durava da più di 2.400 anni? Successe che arrivarono i conquistadores spagnoli. Andò più o meno così, secondo le cronache dell’epoca:
Francisco Pizarro, il famigerato (ed assolutamente privo di scrupoli) condottiero che ebbe pieni poteri dalla corona spagnola, arrivato in Perù fece prigioniero in battaglia il sovrano Inca Atahualpa – battaglia in cui gli spagnoli trucidarono 5.000 indigeni, e in quel frangente ebbe notizia dell’esistenza di Pachacamác ed inviò prontamente una spedizione nella zona; la spedizione spagnola fu accolta dagli abitanti in maniera pacifica, ma i soldati pensarono bene di saccheggiare la città, rubando tutto l’oro e l’argento presenti nei templi e distruggendo l’idolo custodito nel Tempio del Sole (che vedete riprodotto in basso) allo scopo di impedirne il culto.
Se invece volete sapere come andò a finire tra il comandate degli spagnoli Pizarro e il sovrano degli Inca Atahualpa, leggete la storia completa al fondo, al PUNTO 2.
Cusco, la città imperiale
Cusco (in spagnolo, ma anche in italiano) o Cuzco (in italiano) fu la capitale dell’Impero Inca ed è la capitale storica del Perù (Lima è la capitale designata dai conquistadores spagnoli), è stata dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1983 dall’UNESCO.
Partiamo da un presupposto fondamentale: si trova a 3.399 metri di altezza, con tutte le conseguenze che ne derivano per chi, come noi, arriva dal livello mare di Lima (30 mt., per l’esattezza). Qui il mal di montagna si chiama soroche (si legge soroce), e la pressione atmosferica più bassa (alla quale ovviamente chi vive a queste altezze è abituato) determina una minor presenza di ossigeno nell’organismo. I normali sintomi sono nausea, mal di testa e una sensazione di difficoltà nel respirare. Lo straordinario fisico umano però sa adattarsi, richiede solo un po’ di tempo, ed infatti chiunque qui vi suggerirà di non fare assolutamente nulla il primo giorno d’arrivo, se non riposare.
Il rimedio locale più gettonato per il soroche è il mate de coca, un thè a base di foglie di coca che serve anche a mantenersi idratati, ed è assolutamente legale trattandosi di coca senza i principi attivi, che la rendono stupefacente. Si può trovare anche come caramelle, foglie da masticare, pillole.
Cusco è una città bellissima, dove si respira ancora un’aria di magnificenza e misticismo, e qui si trovava il tempio Coricancha (o Qoricancha, dalla lingua quechua Quri Kancha che significa “giardino d’oro”), chiamato anche Inti Kancha, il tempio più importante nell’Impero Inca, dedicato a Inti, Dio Sole.
I conquistadores avevano ovviamente come loro obiettivo primario dal momento del loro sbarco in Perù quello di conquistare la città di Cusco, capitale dell’impero Inca, a maggior ragione dopo aver liquidato in malo modo il sovrano Atahualpa a Cajamarca, dato che il riscatto che aveva consegnato agli spagnoli proveniva proprio da Cusco; e incominciarono quindi il loro cammino verso la capitale.
E infatti, quando arrivarono ed entrarono nel tempio Coricancha rimasero sbalorditi:
i muri esterni ed interni e i pavimenti erano tutti ricoperti da fogli d’oro, e nel giardino vi erano statue d’oro. Gli spagnoli che videro l’interno del tempio lo definirono come “favoloso da non crederci”.
All’interno, un enorme disco d’oro simboleggiava la divinità del Sole, mentre al centro del tempio si trovava un giardino con alberi, fiori, animali e personaggi a grandezza naturale in oro con applicazioni di argento, di madreperla, di pietre preziose.
Di tutto ciò, non rimase nulla poiché gli spagnoli fusero tutto e edificarono sul tempio la Chiesa di Santo Domingo, usando le sole fondazioni originali, che hanno resistito a vari terremoti.
I (pochi) superstiti dell’Impero Inca continuarono le ostilità ancora per decenni dall’inizio della colonizzazione spagnola; ma poi, nel 1572 l’ultimo re ribelle Túpac Amaru fu sconfitto, catturato e decapitato.
Se vi aggirate nella Plaza de Armas o nei suoi dintorni sarà inevitabile essere avvicinati da vari “tour operator” di strada che vi offriranno delle escursioni in autobus nei dintorni di Cusco: fate attenzione ai prezzi che vi propongono e tenete conto del fatto che quasi sempre potrete concordare un prezzo più basso di quello che vi viene proposto in prima istanza. Noi abbiamo scelto il tour che includeva la cerimonia delle foglie di coca
In viaggio verso Aguas Calientes, Machu Picchu
Per raggiungere Machu Picchu è possibile prendere il treno che parte da Cusco, attraversa el Valle Sagrado e raggiunge il paese di Aguas Calientes, proprio sotto Machu Picchu; da questo punto, è possibile servirsi del minibus (occorrono circa 25 minuti di tragitto) per affrontare la salita. I più allenati possono decidere di fare anche un po’ di trekking: sono 8 km, tempo di percorrenza medio 2 ore.
Tenete conto che è consigliabile acquistare l’ingresso a Machu Picchu con vari mesi di anticipo e con orario di ingresso al sito al mattino presto (si entra secondo l’orario indicato sul biglietto acquistato), sia perché c’è meno gente, sia perché poi la coda per salire sui minibus si allunga, se pensate di partire in tarda mattinata; è quindi meglio arrivare la sera prima, pernottare ad Aguas Calientes ed alzarsi di buon ora per andare a prendere un minibus. Inoltre, anche per acquistare il biglietto dei minibus va fatta la coda, in aggiunta a quella per salirci.
Il sito archeologico è aperto tutto l’anno, quindi se possibile è meglio evitare i mesi con maggior affluenza di turisti (luglio e agosto); per contro da ottobre ad aprile si può rischiare la pioggia, quindi armatevi di K-way, felpa e scarpe da trekking.
Un’altra alternativa è quella di vedere il sito da un punto di vista completamente diverso: “basta” raggiungere Huayna Picchu (2.693 m), una vetta di fronte al sito di Machu Picchu, che permette dopo un trekking di ca. 1 ora di osservare l’antica città dall’alto. Dalla cima della montagna, un sentiero permette anche di visitare un altro luogo di interesse, un tempio cerimoniale inca, noto come il Tempio della Luna.
Ingresso al sito
La scoperta di Machu Picchu, e colui che ispirò Indiana Jones
Machu Picchu, la città perduta degli Inca, fu costruita a 2.430 metri di altitudine intorno al 1440 d.C., sulla valle del fiume Urubamba, per volere dell’imperatore Inca Pachacùtec, e poi completamente abbandonata nel 1530, quindi dopo 90 anni, quando gli Inca ebbero notizia dell’arrivo dei conquistadores spagnoli, e si rifugiarono nella foresta avendo cura di distruggere e celare l’unica via di accesso.
Ovviamente all’epoca non si aveva alcuna visuale dall’alto, non essendoci aerei o droni, pertanto gli spagnoli non si resero conto che ci fosse questa città mitologica, e quindi (e per fortuna) nemmeno poterono raderla al suolo e depredarla, come abitualmente fecero con altri siti e templi.
Quando fu scoperta, la città Inca era completamente ricoperta da una fittissima vegetazione e impiegarono quasi cinque anni per deforestarla e riportare alla luce case, templi – bellissimo quello del Condor -, acquedotti, osservatori, piazze e l’orologio solare Intihuatana.
L’antica città Inca era abitata da soli ingegneri, astronomi e sacerdoti, circa 500 adulti che costituivano una élite, e non erano ammessi i bambini. Aveva una sezione dedicata all’agricoltura ed una zona urbana dove si trovavano le abitazioni e gli edifici utilizzati per svolgere le attività civili e religiose, come il Tempio del Sole, la Residenza Reale e la Piazza Sacra, dove avevano luogo le celebrazioni più importanti.
La cosa che stupisce è che le pietre con cui furono costruite le mura fortificate arrivano a pesare diverse tonnellate, e sono state tagliate e assemblate tra loro in un modo sorprendentemente preciso, da lasciare basito chiunque visiti la città, dando origine alle ipotesi più disparate su come fu possibile per la civiltà dell’epoca portare a termine un’impresa che risulterebbe di una difficoltà estrema anche in tempi moderni.
E considerate che l’altezza media era di 150 cm. per gli uomini e 140 per le donne!
E’ importante sottolineare che Machu Picchu, oltre ad essere una delle 7 meraviglie del mondo, è anche il terzo sito archeologico più grande del mondo, ed è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO nel 1983. Un luogo incantevole, da inserire sicuramente nella propria to-view-list, da vedere almeno una volta nella vita.
Ma torniamo alla sua scoperta:
per 4 lunghi secoli questi luoghi non videro nessun occidentale avventurarsi, finché il sito archeologico fu scoperto nel 1911 da tal Prof. Hiram Bingham, esploratore e professore di storia delle università di Harvard e Princeton, che ispirò gli sceneggiatori di Hollywood per il personaggio di Indiana Jones.
Ma tale Prof. si rivelò tutt’altro che altruista ed “eroico”, perché pensò bene di sottrarre tutti i reperti trovati per portarli negli Stati Uniti per “studiarli”, con l’autorizzazione del governo peruviano dell’epoca.
Com’è finita? Dopo 109 anni li stanno ancora studiando…
Ma forse questa non è la cosa peggiore capitata a questo sito archeologico, se paragonata a quella che combinarono in tempi più recenti gli spagnoli, sempre con l’autorizzazione del governo peruviano:
nel 1978 fu autorizzato l’atterraggio dell’elicottero che trasportava il Re di Spagna all’interno di Machu Picchu – sì, avete capito bene, dentro… – e il risultato fu che il monolite che si trovava nella piazza sacra fu rimosso per permettere l’atterraggio.
Alla seconda rimozione negli anni ’80 cadde, e si distrusse in più pezzi che fu impossibile restaurare.
E quindi alla fine un po’ gli spagnoli, e molto l’ignoranza, sono riusciti a far danno anche qui.
senza parole.
…mistico
La Roca Sagrada (Roccia Sacra)
La Roca Sagrada è un monolite di forma triangolare alto 3 mt e lungo alla base circa 7 mt, che riprende la forma della montagna alle sue spalle. Perché gli Incas avessero deciso di fare questa “riproduzione” della montagna non è dato saperlo, ma sicuramente era frutto dello strettissimo legame che essi avevano con Madre Natura.
E dicono che toccarla sia di buon auspicio, quindi…
Il Tempio del Condor
Il tempio prende il nome dalla pietra scolpita che raffigura la testa di un condor, mentre le rocce circostanti sembrano formare le ali spiegate del rapace.
Riuscite a vederlo? Se non ci riuscite, guardate più in basso 😉
interno abitazione
Saqsaywamán, il Tempio fortezza
“Dissero che anche a Cuzco il tempio-fortezza di Saqsaywamán, coi suoi blocchi immani, era opera degli Auki, gli antenati semidivini che facevano muovere le rocce frustandole…”
Spettacolare tempio del Sole-fortezza, dove le truppe spagnole comandate da Pizarro furono sul punto di soccombere e riuscirono a spuntarla solo con un ultimo, disperato assalto di 50 cavalieri…
Anche questo sito fu depredato dai conquistadores, finanche di pietre di piccole e medie dimensioni – la grande “civiltà” cattolica occidentale dell’epoca non fu in grado di trasportare i massi più grandi, pesanti tonnellate, e ancora oggi non siamo in grado di spiegare come fecero, all’epoca, uomini alti mediamente 150 cm., se non con l’aiuto di entità provenienti, forse, da altri pianeti.
…come furono capaci di trasportare e lavorare queste pietre? 🤔
Cusco by night
In volo verso Madre de Dios, foresta Amazzonica del Perù
Se si pensa all’Amazzonia, è inevitabile coniugarla all’avventura: ha un’estensione incredibile, zone praticamente impraticabili e misteriose abitate da popolazioni ancora oggi perdute all’interno della foresta pluviale.
Come ho detto all’inizio, se il bacino principale della foresta è il Brasile, l’origine della foresta e del Rio delle Amazzoni si trova nell’est del Perù.
Un’escursione da queste parti non è così scontata e infatti di turisti non ce n’è tanti, probabilmente perché l’escursione richiede un minimo di impegno, le strutture ricettive non sono moltissime, ed anche perché per venire da queste parti è consigliato vaccinarsi contro la febbre gialla e l’epatite A, cosa che noi abbiamo fatto. E c’è il problema degli insetti, se proprio non li potete sopportare; però a tutto c’è rimedio: anzitutto, qua tutti i letti sono attrezzati con la classica copertura, e vaccinazioni a parte dovrete ovviamente rifornivi di un anti-zanzare di quelli seri, che agisca anche contro quelle tropicali, che al confronto delle nostre sono un po’ come tigre vs. gatto, per darvi un’idea. Venire qui è anche un modo per uscire da quello che chiamano il “gringo trail”, cioè le classiche mete turistiche degli stranieri. E infatti qui si incontrano tanti personaggi “alternativi”!
La parte accessibile della Amazzonia peruviana è la foresta tropicale che si sviluppa lungo il Rio Madre de Dios, che è un affluente secondario del Rio delle Amazzoni ed è lungo 655 km, praticamente quanto il nostro fiume Po.
Si soggiorna nella cittadina di Puerto Maldonado, che si trova all’interno del territorio della foresta tropicale, che possiede un piccolo aeroporto con voli giornalieri da Lima e Cusco (1,5 ore di volo ca.). Ed è l’unico modo per arrivare fin qui, per due validissimi motivi: 1) per lo stato delle strade ed i tempi di percorrenza, e 2) perché si passa per i territori che erano controllati dai rivoluzionari di Sendero Luminoso…
La stessa foresta pluviale non si può esplorare in versione fai-da-te, ma con una guida esperta, e si parte imbarcandosi e attraversando il Rio Madre de Dios con una barca a motore, provvista di tetto e giubbotti salvagente da indossare obbligatoriamente. Da qui si giunge ad un approdo e si inizia a camminare nella parte iniziale della giungla, attraverso la quale si arriva, dopo 45 minuti circa, ad un secondo approdo, dove si sale su delle canoe a remi, che trasportano al max una decina di persone. Dopo 15 minuti circa, si sbuca direttamente dal percorso fluviale della foresta nel bellissimo lago Sandoval, dove si prosegue la navigazione ammirando la fauna composta da pappagalli, tartarughe, scimmiette, lontre giganti e facendo attenzione a non sporgersi troppo poiché le acque sono infestate da caimani e pirañas…. fino a giungere ad un altro approdo, dove si consuma un pasto tipico con riso e pollo cotti in foglie di banano, e si fa una breve siesta prima di rientrare, sfiniti dal caldo, dalla lunga camminata e dalle pagaiate offerte in soccorso della povera guida che era l’unico “motore” della canoa.
Tambopata, ad accoglierci una scimmietta!
Moto-taxi
…con molta non chalance…
In navigazione sul fiume Sandoval
Video di un bradipo che pian pianino scenderà dall’albero, in ca. 4 ore
L’ingresso al Lago Sandoval
Le diverse voci della foresta…
un po’ di meritato relax dopo tanto navigare sotto un sole cocente….
piccole scimmie “volanti”
si procede, accompagnati da una fitta pioggia tropicale
…fradici, ma felici!
dopo la pioggia, un meraviglioso arcobaleno
la nostra stanza a Tambopata, a prova di insetti!
Conclusioni
cosa ci rimane del Perù, rispetto agli altri viaggi: al primo posto, le persone. La disponibilità ed il calore dei peruviani sono un toccasana per l’animo di noi europei, troppo presi dai nostri ritmi frenetici e troppo abituati a trattarci, a volte, in maniera irrispettosa.
E poi? Tanto altro, ma sicuramente impressioni comuni anche a chi il Perù ancora non lo ha visitato, ma sicuramente si ritroverà in quello che citerò di seguito:
- La storia avvolta dal mistero dei luoghi e degli abitanti, dagli Inca alle tante altre civiltà che li hanno preceduti, i Chachapoya, gli Shipibo Konibo, i Wari; le inspiegabili costruzioni fatte con enormi pietre sovrapposte pesanti decine di tonnellate, incastrate con precisione millimetrica. La loro devozione ed il loro rispetto per la madre terra, la “pachamama”.
- La cucina, mix di culture gastronomiche, che è considerata una delle migliori al mondo, che si basa in particolare sul pesce fresco con cui si prepara il ceviche, pesce dell’Oceano Pacifico marinato in succo di lime; e le patate, qui ce ne sono più di 5.000 specie differenti e tra i piatti più saporiti a base di patate possiamo senza dubbio citare la papa a la huancaína.
- La musica, come il brano famoso in tutto il mondo “El Condor Pasa”, e la danza Marinera, un ballo di coppia che simboleggia un romantico corteggiamento.
Credetemi, il Perù è un posto che vi rimarrà nel cuore per il semplice fatto che qui nessuno vi darà considerazione come dei semplici stranieri in transito, come avviene in tanti altri paesi visitati. Vi sentirete accolti e coccolati da questa splendida gente come se foste uno di famiglia, al rientro da un viaggio altrove.
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PUNTO 1
Le 7 meraviglie del mondo antico
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PUNTO 2
Francisco Pizarro e l’imperatore Atahualpa
Pizarro e Atahualpa si “conobbero” personalmente durante la cruenta battaglia di Cajamarca, anche se chiamarla battaglia è improprio, in quanto gli spagnoli, pur essendo molto inferiori in numero – in rapporto di 1 a 30 – possedevano armi tecnologicamente superiori e riuscirono a sorprendere gli Inca con un attacco improvviso e spavaldo, com’era nell’indole del loro comandante.
Nel corso di questa cruenta battaglia il sovrano degli Inca Atahualpa era rimasto al centro della piazza dove si svolse il fatto, rimanendo per tutto in tempo in piedi sulla sua lettiga che veniva sorretta a spalla dall’aristocrazia dei suoi fedelissimi nobili.
Gli Spagnoli comandati da Pizarro una volta debellato il suo esercito, cercavano di avvicinarlo per farlo prigioniero, ma davanti a loro si frapponeva un muro costituito dall’élite degli Inca incuranti delle perdite, che continuavano a sostenere in alto il loro divino sovrano…
alla fine Pizarro riuscì ad afferrarlo ad una gamba trascinandolo giù, ma nella concitazione del momento si prese una coltellata da un soldato spagnolo, diretta ad Atahualpa, che lo ferì al braccio. E incredibile a dirsi, Pizarro fu l’unico ferito di parte spagnola. Il sovrano fu imprigionato all’interno del Tempio del Sole.
Questi cominciò subito a pensare a come riscattare la propria libertà e la propria vita, e sapeva che agli spagnoli facevano gola l’oro, l’argento e le pietre preziose degli Inca. Così, disse a Pizarro che in cambio della propria libertà avrebbe fatto riempire d’oro e d’argento la stanza in cui era imprigionato fino a dove la mano potesse toccarli.
Pizarro, ovviamente, accettò l’offerta con un regolare contratto che fu redatto da un notaio della spedizione, dando la sua parola e assumendosi quindi anche l’impegno formalmente scritto di liberare Atahualpa una volta ricevuto il riscatto.
Per giorni e giorni, su ordine del sovrano, arrivarono innumerevoli carichi d’oro e argento a Cajamarca, che gli increduli e sbigottiti Spagnoli avrebbero poi fuso in lingotti, e che resero ricchi Pizarro, i suoi comandanti e tutta la truppa, fino all’ultimo in grado.
Nel frattempo, in prigionia il sovrano Atahualpa non aveva più il solito sfarzo, ma non se la passava neanche male, poiché gli fu concesso di tenere un numero, sia pur ristretto, di cortigiani e concubine. Continuava a cambiarsi più volte al giorno, e gli abiti che toglieva venivano bruciati per superstizione. Era molto intelligente, e apprese subito dagli spagnoli il gioco dei dadi e degli scacchi.
Tuttavia, né il versamento dell’enorme riscatto, né la parola data da Pizarro, né questa sua “integrazione” riuscirono a salvargli la vita. Fu condannato al rogo.
La distruzione del corpo nella cultura Inca significava la rinuncia all’immortalità, per cui alla fine Atahualpa si fece convincere dal frate Vicente de Valverde alla conversione al cattolicesimo – frate che fu uno di quelli che lo fecero condannare a morte, mentre gli ufficiali di Pizarro avrebbero voluto mantenere la parola data, per onore. La condanna al rogo fu quindi commutata in strangolamento. Migliaia di sudditi si unirono al sovrano, tagliandosi le vene.